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Costi Fissi o Variabili? Facciamo chiarezza

Costi Fissi o Variabili? Facciamo chiarezza

Riuscire a classificare correttamente i costi aziendali è alla base di qualunque sistema di analisi della redditività dell’azienda e dei suoi prodotti e, inoltre, è fondamentale al fine di impostare ed avviare un qualunque sistema per il controllo di gestione, soprattutto in periodi di crisi.

Infatti, il primo passo da fare per comprendere come risanare eventuali crisi aziendali è proprio una analisi accurata dei propri costi aziendali.

Non è nulla di difficile, eppure in pochissimi casi trovo questa analisi nelle piccole e medie imprese.

Distinguere in modo chiaro i costi aziendali, ci aiuta a capire su cosa agire per un risanamento o per aumentare la redditività dell’impresa. Inoltre, comprendere la struttura generale dei costi, potrebbe rendere evidente una necessaria revisione della struttura organizzativa dell’azienda e di come si prendono le decisioni.

Ad esempio, potrebbe essere necessario capire se alcuni costi sono ancora necessari, chi prende le decisioni di acquisto, con che criteri, con che parametri, ogni quanto vengono revisionati i fornitori, ecc. ecc.

Come suddividere i costi aziendali?

Se usiamo come parametro la variabilità dei costi rispetto alla quantità di beni o servizi prodotti, di solito i costi si suddividono in costi fissi, costi variabili e costi totali.

I costi fissi sono quei costi che non variano (almeno in un dato periodo) al variare dei livelli di produzione, e ciò comporta che sono costi che bisogna sostenere anche se il fatturato sarà pari a zero. Se si producono 100 o 1000 unità di prodotto, l’ammontare dei costi fissi non varierà. Se si erogano 20 o 50 servizi, l’ammontare non cambia.

Possono anche essere definiti “costi di struttura” perché solitamente sono relativi alla struttura aziendale, pensiamo ad esempio a quei costi di carattere generale che devono essere sostenuti e che non rientrano nei costi della produzione (servizi amministrativi generali, utenze telefoniche, assicurazioni, affitti passivi, etc).

Ad esempio se acquistiamo un macchinario il cui costo è pari a 10.000 (e non importa se lo paghiamo subito o facciamo un mutuo) e prevediamo che possa essere utilizzato nell’impresa per 10 anni, ogni anno avremo un costo fisso di euro 1.000, a prescindere da quanti prodotti produrremo e venderemo.

Se siamo una società di consulenza e sosteniamo un costo per l’affitto degli uffici, tale costo non varia col variare del numero di consulenze erogate ai clienti.

I costi variabili, come è facile intuire, variano invece in base alla quantità di beni o servizi prodotti. Quindi se la produzione è nulla i costi variabili saranno pari a zero. Più aumenta la produzione e più aumentano i costi variabili in modo proporzionale.

Un esempio classico di costo variabile, è il costo della materia prima necessaria per produrre un determinato bene, oppure il costo del prodotto da acquistare per essere commercializzato, oppure ancora il costo da sostenere per affidare all’esterno alcune fasi della produzione, oppure il costo della provvigione all’agente etc.

Nel caso dei servizi, il costo variabile è il costo necessario alla produzione o acquisto di quel dato servizio. In alcuni servizi, come ad esempio, la consulenza, potrebbe essere che non esiste uno specifico costo variabile, o magari è limitato alle sole spese di trasferimento, vitto, alloggio, o ai costi, se esistono, dei consulenti freelance che effettivamente producono o erogano il servizio.

I costi totali, sono semplicemente la somma dei costi fissi e dei costi variabili.

Data questa classificazione dei costi, è utile calcolare un importante margine economico della gestione aziendale, e cioè il MARGINE DI CONTRIBUZIONE, che ci indica quanta parte dei ricavi rimane dopo che abbiamo coperto tutti i costi variabili.

Il Margine di contribuzione è semplicemente la differenza tra i Ricavi e i Costi variabili.

Per un imprenditore è di fondamentale importanza effettuare la distinzione dei costi aziendali, poiché attraverso questa analisi si riesce a comprendere la dinamica che la produzione o il fatturato deve avere per guadagnarci e non chiudere in perdita.

Molto spesso, alcuni imprenditori, dicono che ci guadagnano o ci perdono guardando solamente la differenza tra i ricavi e i costi variabili, e cioè andando a guardare come visto prima il Margine di Contribuzione, mentre invece si deve fare sempre la differenza tra i Ricavi e i Costi totali.

Infatti la differenza tra Ricavi e Costi totali è il REDDITO OPERATIVO che è il vero risultato della gestione.

Se vogliamo davvero capire i risultati aziendali, almeno dal punto di vista economico e della redditività, occorre partire da tale classificazione.

Alberto Baruffaldi

 

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About Alberto Baruffaldi

Società: fd research group srl  -  Aree di competenza: Controllo di Gestione, Finanza Aziendale e Business Development  -   Interessi: Coaching, No Profit, Business Networking e nuove tecnologie.

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