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Ma chi nel 2011 ha aperto nuove imprese in Italia?

In un quadro economico nel suo complesso abbastanza difficile, nel 2011 ben 176.000 nuove attività economiche hanno visto la luce in Italia. Questo sicuramente conferma un tessuto imprenditoriale molto vivace nella realtà italiana, ma vediamo di capire meglio chi sono e di cosa si occupano questi soggetti.

I dati che presentiamo sono liberamente estratti da una ricerca del centro studi di Unioncamere basata su un’indagine campionaria che parte dai dati amministrativi del Registro Imprese. Scopo dell’indagine è quello di conoscere il profilo del neo-imprenditore per individuarne la provenienza, il livello di educazione, le motivazioni e le modalità operative della Startup.

Territorio e forme giuridiche

Come è emerso nelle precedenti rilevazioni, anche nel 2011, è l’area del Sud e Isole a dare vita alla quota prevalente di nuove iniziative imprenditoriali (30,9%), seguita a breve distanza dal Nord Ovest (28,6%), incidenze minori spettano al Centro e al Nord Est (rispettivamente, 21,0% e 19,5%).

Come riflesso della struttura produttiva del Paese, le nuove imprese nascono prevalentemente di piccole dimensioni e con forma giuridica semplificata. Nel 2011 l’87% di esse, infatti, è costituito da ditte individuali e, nella taglia dimensionale prevalente (nell’85,3% dei casi) non superano i 2 addetti.

In un ulteriore 10,9% le imprese neo-nate si collocano nella classe 3-5 addetti. Si costituiscono in forma più complessa (società di capitali o di persone) poco più dell’11% delle nuove imprese, prevalentemente concentrate nelle regioni settentrionali.

Le motivazioni che spingono a diventare imprenditori

La motivazione che prevalentemente incide nella scelta di diventare imprenditori è il perseguimento della soddisfazione personale (nel 57,4% dei casi): un mix di fattori in cui primeggia la consapevolezza nelle proprie capacità di comprendere e soddisfare le esigenze dei clienti, ma è rilevante anche la volontà di valorizzare il proprio bagaglio di competenze.

In un 30,5% dei casi è in azione, invece, la spinta all’autoimpiego: la necessità di trovare uno sbocco lavorativo , nonché la difficoltà a reperire un impiego alle dipendenze, forniscono un apporto significativo che, peraltro, mostra una tendenza ad aumentare anche a causa del perdurare delle difficoltà di accesso al mercato del lavoro.

L’età del neo imprenditore

Le opportunità del “fare impresa” sono colte sempre più frequentemente dai giovani. Supera infatti il 26% (2 punti in più rispetto al 2010) l’incidenza degli under 30 sul totale dei nuovi imprenditori 2011 e un ulteriore 19,1% si colloca nella fascia di età tra i 31 e i 35 anni.

Lo spirito di iniziativa e le capacità innovative proprie dei giovani hanno generato nel 2011 poco meno della metà delle nuove imprese (il 45,5% ha meno di 35 anni), mentre il restante 54,5% è da attribuire agli ultra 35enni, che si avvalgono principalmente dell’esperienza e del background tecnico-professionale nel trovare stimoli per l’avventura imprenditoriale.

Uomo o Donna?

Gli uomini confermano nel 2011 una più netta propensione a realizzarsi attraverso la creazione di un’impresa. Sono quasi tre quarti i neo-capitani d’impresa maschi, in lieve crescita rispetto al 2010 a indicare che gli spazi per le donne si sono ridotti. A fronte di questa tendenza si registra tuttavia un ampliamento della presenza femminile in specifici settori. Se il settore dei servizi alle persone è l’unico in cui il genere femminile detiene il primato delle nuove iniziative imprenditoriali (51,7%), quote superiori alla media si riscontrano nei servizi turistici, nell’agricoltura e nelle attività commerciali.

Il titolo di studio

E’ il diploma il trampolino di lancio per i nuovi imprenditori. Poco meno della metà di essi (48,9%), proviene infatti da una scuola secondaria superiore, una quota in aumento rispetto ai dati forniti dall’indagine 2010. Anche l’incidenza di quanti si sono fermati alla scuola dell’obbligo (oltre uno su quattro) è in crescita rispetto alla precedente rilevazione. Di conseguenza, sono in riduzione gli spazi per le qualifiche professionali e i laureati, cui corrispondono rispettivamente quote intorno al 12%.

Il capitale iniziale

Visto che nel 72,1% dei casi (quota che si amplia, raggiungendo il 75,3%, per i giovani) l’investimento per dare avvio a una nuova attività non supera i 10mila euro, i nuovi imprenditori fanno affidamento prevalentemente su mezzi propri per coprire i costi di start-up. Nel 2011, hanno scelto l’autofinanziamento 8 imprenditori su 10, affiancandolo, laddove necessario, in primo luogo con l’apporto di prestiti da parte di parenti o amici e solo in seconda battuta con il ricorso a prestiti bancari.

Non è trascurabile il numero di quanti partono con un capitale iniziale tra gli 11 e i 30mila euro (una nuova impresa su 5). Sono specialmente i servizi turistici, il commercio e i servizi alle persone i comparti da cui scaturiscono esigenze di un investimento iniziale più cospicuo.

L’attività precedente

La precedente attività come operaio o apprendista, quella da impiegato o quadro e le pregresse esperienze, come imprenditori o lavoratori autonomi, costituiscono la base di partenza per quasi il 55% dei neo-capitani d’impresa nel 2011.

C’è dunque alle spalle un solido percorso professionale e un’attenta analisi delle condizioni del mercato a indurre la maggior parte di questi soggetti a intraprendere l’impegnativo percorso dell’imprenditorialità. Per quanti, invece, si trovavano precedentemente nella condizione di disoccupati, studenti, casalinghe o collaboratori a progetto (complessivamente il 22,4% dei nuovi imprenditori), la motivazione prevalente è da ricercarsi nella necessità di trovare uno sbocco lavorativo, con un’incidenza in aumento di 1,5 punti sul 2010.

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About Alberto Baruffaldi

Società: fd research group srl  -  Aree di competenza: Controllo di Gestione, Finanza Aziendale e Business Development  -   Interessi: Coaching, No Profit, Business Networking e nuove tecnologie.

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11 commenti

  1. Grazie,
    effettivamente l’analisi suggerisce alcuni interessanti spunti da tenere in considerazione nell’analisi di questi nuovi target.

  2. Grazie a te Elena per il commento :-)
    In un momento storico dove tante (troppe) realtà, purtroppo, navigano a vista e fanno scelte basate su mere sensazioni, i numeri diventano fondamentali per comprendere cosa sta succedendo.

    L’obiettivo di questo Blog è proprio quello di diffondere informazioni a Liberi Professionisti e neo Imprenditori. Informazioni utili allo sviluppo o alla gestione di una propria idea imprenditoriale tenendo da conto sia gli aspetti legati alla passione, alla visione, all’obiettivo sia aspetti prettamente pratici di cui non possiamo far finta di nulla :-)

    CIAO!!!

  3. Può essere significativo segnalare anche le 2mila aziende italiane che si sono messe o si metteranno a breve in rete, segnando la definitiva affermazione di questo nuovo modo di fare impresa.
    Proprio su questa tematica, vorrei proporre questo articolo di Dario Di Vico apparso ieri sul Corriere della Sera:
    http://www.corriere.it/economia/12_aprile_26/la-reazione-dei-piccoli-gia-duemila-aziende-fanno-rete-dario-di-vico_7e0c516a-8f65-11e1-b563-5183986f349a.shtml

  4. Marco, grazie a te per il valore aggiunto dell’articolo!
    E’ bello, oltre che utile, vedere come da uno spunto se ne generino altri a catena…
    A presto!
    Ciao

  5. Purtroppo il “sistema Paese” (con le sue burocrazie, le sue assurde imposizioni fiscali e la sua arretratezza) e una certa cultura anti-imprenditoriale, ormai radicata, sono di ostacolo a un vero sviluppo di quella che potrebbe essere la silicon-valley a forma di stivale, originale e creativa, sensibile e virtuosa.

    Abbiamo un numero incredibile di start-up con grandi potenzialità, che però muoiono in fasce nel disinteresse di tutti (bruciando capitali e generando frustrazioni).

    In un certo senso gli italiani si rapportano all’imprenditoria come fanno con la poesia: nessuno legge poesie, ma tutti le scrivono…

  6. Ciao Paolo, grazie per il tuo commento e la tua riflessione.
    Mettiamo, per ipotesi, che quello che affermi sia vero…
    Lasciamo perdere o trasformiamo il “problema” in vera e propria opportunità?

    Per creare cultura imprenditoriale, per trovare un mentore, per confrontarsi con chi ha già fatto il salto, ecc… ci sono diversi eventi di livello e per la maggior parte gratuiti!
    Ad esempio quello organizzato dall’Ambasciata Americana in Italia, che sensibilizza e tratta in maniera concreta proprio questi temi (https://impresaincorso.it/def-digital-economy-forum-2012/)
    Ci sono gli appuntamenti organizzati dalle Camere di Commercio locali.
    Ci sono i corsi per aspiranti e neo imprenditori (https://impresaincorso.it/concorso-per-aspiranti-o-neo-imprenditori-digitlia-for-talent/)
    Ci sono 450.000€ per nuove imprese (https://impresaincorso.it/premio-gaetano-marzotto-montepremi-di-450-mila-euro-per-la-nuova-impresa-italiana/)
    Se la banca non da credito esiste il CrowdFunding (https://impresaincorso.it/crowdfunding-per-i-neo-imprenditori/)
    Etc…

    Quindi, sarà anche vero che tanti “remano contro”, ma è anche vero che forse il divano di casa è più comodo che andare ad un evento di Networking ed investire tempo sulla propria formazione e sulla propria rete di contatti.
    Personalmente sto partecipando a tanti di questi eventi e ho capito che esserci fa la differenza.

    L’Italia potrà anche essere poco sensibile a questi argomenti, ma noi?
    Siamo sicuri che ci interessi? :-)

    Ti auguro un’ottima giornata!
    E grazie ancora per questi spunti di confronto che possono solo che essere positivi!

  7. Your Comments
    Che la maggior parte delle neo-imprese parta con capitale proprio diepende certamente dal fatto che l’accesso al credito per un neo imprenditore è estremaente complesso: lo è sempre stato, di questi tempi è impossibile.
    Al di là di questa nota, che riconosco un po’ polemica, credo che questo studio sia una ulteriore testimonianza che questo paese si muove sull’imprenditoria e sulle Piccile Medio Imprese, ma non sempre la politica economica del paese supporta adegutamente queste realtà.
    Servirebbero delle associazioni in grado di fare lobby, così come riescono a fare con successo le grandi imprese (o forse come facevano, visto che le grandi imprese italiane stanno diminuendo)

  8. Eccomi, sono uno tra quei “pazzi” che durante un periodo di forte crisi ha deciso di aprire un attività. Molto bello questo articolo complimenti, mi rispecchio nella fase che ha preceduto il mio diventare libero professionista da impiegato che ero.

    Il consiglio che vi posso lasciare è che secondo me non c’è mai un periodo conveniente o meno per aprire un’attività… un età giusta o un capitale ideale. La scelta giusta è sempre quella di AGIRE, prendere una decisione, che sia giusta o no… ma l’importante è l’AZIONE.

    Abbiate fiducia di voi stessi e credete alla bellezza dei vostri sogni, perché spesso diventano realtà! ;-)

  9. Ciao Erminia!
    Grazie per il tuo commento :-)
    In diversi commenti ai post pubblicati su questo blog ho proprio espresso la volontà di fare rete, di condividere, di parlarsi…
    Se quello che serve ad una PMI non arriva dall’alto, allora creiamolo dal basso.
    Aspettare, a mio avviso, non serve a nulla, lamentarsi tanto meno!
    Occorre fare come stai facendo tu in questo momento: farsi sentire.
    Personalmente sto partecipando a diversi eventi di Networking proprio per conoscere, condividere, fare rete e costruire un vero “Gruppo di Pari”.
    Di realtà interessanti e di eventi di alto livello (e gratuiti) ce ne sono veramente tanti.
    Nella sezione Eventi veicoliamo anche questi.
    A presto!
    Giuliano

  10. Grazie Cristian per il tuo messaggio positivo!
    Come dici giustamente tu, è necessario agire… dando comunque un’occhiata ai numeri :-)

    Uno dei motivi per cui stiamo dedicando risorse ed energie a questo Blog è proprio l’unione di questi due fattori:
    – Passione, sogno, determinazione, visione, …
    e
    – Pianificazione, controllo, equilibrio, …

    Uno dei motivi per cui le statistiche della Camera di Commercio fanno intendere che è una “pazzia” fare impresa oggi evidenziano proprio il fatto che il neo imprenditore tende a “navigare a vista”…
    Oggi occorre anche sapere COSA succede nella propria azienda.
    E una corretta pianificazione con un Business Plan, la consulenza periodica di persone che ci possono aiutare in aree importanti ma che esulano dal nostro “core business”, sono linfa vitale per la nascita e crescita di un’impresa sana e duratura nel tempo.

    E che i nostri sogni diventino realtà!

    Ciao
    Giuliano

  11. Ciao a tutti,
    anch’io come Cristian ho aperto un’attività a gennaio del 2011 e vi garantisco che non è per nulla semplice e che la maggior parte degli istituti bancari non fanno nulla per aiutarti.
    Sono riuscito a partire dopo mesi di “trattative” con la confidi degli artigiani (quella dell’industria lasciamo stare) e dopo aver trovato due banche sulle quali suddividere il leasing strumentale e il finanziamento di liquidità per le prime spese di start up.
    Ho dovuto calare e di molto (quasi la metà) la richiesta di leasing per l’impianto altrimenti non me lo avrebbero passato e ho dovuto costruire la restante parte d’impianto da solo con il mio primo dipendente.
    Scusate dimenticavo di dirvi che la nostra attività è la verniciatura a polvere di particolari metallici, anche di grandi dimensioni e pesi elevati.
    Torniamo alla trafila finanziaria…….. sta di fatto che la fase di start up si è allungata di 3 mesi e ciò non mi ha permesso di generare entrate nei primi mesi, a quel punto necessitiamo di un ulteriore finanziamento di liquidità per sopperire al ritardo produttivo.
    Solo grazie ad amici (che mi han prestato dei soldi) e alla disponibilità di un neo direttore di una terza banca sono riuscito a sopravvivere, ma tuttora soffro di un flusso finanziario che stenta a decollare….poi ci aggiungiamo il periodo di crisi che perdura da 4 anni… diciamo che è molto dura e ho rischiato di dover rinunciare a tutto ancor prima di partire.
    IO RESTO FIDUCIOSO PERCHE’ CREDO CHE CHI LA DURA LA VINCE… e poi con qualche idea nuova dal solito mercato e tanta tanta perseveranza, possiamo “galleggiare” in attesa di momenti migliori.
    Buon lavoro a tutti.
    Ciao Omar

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