Sono molto incuriosito dai nuovi modelli di business che nascono grazie al periodo di grandi trasformazioni che stiamo vivendo. In particolare nascono e si sperimentano nuove forme di economia: da quella basata sul riutilizzo, a quello basata sul gratis, fino ad arrivare al dono. Viene chiamata sharing economy, o consumo collaborativo. Questa definizione potrebbe sembrare un modo per indicare nuove forme di consumismo, in realtà descrive bene come il modello economico mondiale si stia spostando dalla proprietà alla condivisione.
La potenza e l’integrazione del web, dei Social Media e del mobile, la sharing economy sta cambiando il modo in cui le persone interagiscono tra loro, frantumando vincoli e divisioni e aumentando la nostra capacità di collaborare. Il consumo collaborativo offre alle persone i vantaggi della proprietà ma con una significativa riduzione non solo dei costi ma anche dell’impatto ambientale da essi generato, dimostrandosi essere una valida alternativa alle forme tradizionali di acquisto.
Vediamo alcuni esempi, o meglio, macro-suddivisioni:
Condivisione di prodotti
In questo caso si offre la possibilità di acquistare beni come fossero servizi, piuttosto che come prodotti. E’ il caso, ad esempio, del bike/car sharing: i prodotti vengono acquistati privatamente e poi vengono condivisi o affittati ai partecipanti della condivisione. E’ un cambio totale di mentalità in cui si mantengono i vantaggi offerti da un prodotto, ma semplicemente le persone non sentono il bisogno di possederlo a titolo definitivo.
Redistribuzione
In questo modello l’idea è prolungare la vita degli oggetti o beni spostandole da luoghi in cui non sono più più necessarie a luoghi in cui invece lo sono. In alcuni casi i prodotti vengono regalati, come su Freecycle e Kashless. In altri, i beni sono scambiati (come su thredUP e Swaptree) o venduti (come eBay e Craigslist). In altre parole alle 4 R del commercio sostenibile (Ridurre, Riutilizzare, Riciclare, Riparare) se ne aggiunge una quinta, quella di Redistribuire.
Stili di vita collaborativi
Esistono persone che hanno stesse esigenze o interessi in comune e quindi possono condividere e scambiare beni poco tangibili, come il tempo, lo spazio, le competenze. In genere questi scambi si realizzano a livello locale, come nel caso del co-working in cui le persone condividono gli spazi di lavoro, degli orti urbani e dei giardini condivisi in cui si riqualificano aree urbane abbandonate, o delle banche del tempo in cui gli scambi si realizzano attraverso le ore messe a disposizione e non il denaro.
Questi sono solo alcuni esempi di nuove forme di consumo e collaborazione che molto rapidamente si stanno diffondendo in tutto il mondo. Una tendenza che non possiamo considerare di nicchia, ma che rappresenta il cambio di un paradigma, dalla proprietà all’accesso che, con il tempo, speriamo davvero potrà diventare un nuovo possibile modello di crescita.