Una delle prime cose su cui una startup o chi decide di mettersi in proprio si butta a capofitto è la creazione del brand, e tendenzialmente si arriva spesso alla conclusione che la soluzione più veloce ed economica sia farsi il logo da soli.
L’impatto che ha il logo sulla comunicazione è davvero enorme, si sottovaluta molto spesso il fatto che una volta creato è complicato poi cambiarlo (ho stampato 10.000 cartellette, ho fatto un sacco di brochure, ho fatto l’insegna del negozio…) andrebbe pensato e ragionato in modo aprofondito fin da subito, perchè sarà la nostra “faccia” per diverso tempo.
In realtà, ancora prima della creazione del logo andrebbe stabilito un nome efficace per il brand, che comunichi in modo diretto e chiaro al cliente target ideale, e questo si può ottenere solo grazie alla definizione di una strategia di marketing.
Detto questo, ponendo che almeno il nome del brand sia stato individuato correttamente, ecco quali sono i 5 errori più comuni e pericolosi in cui incorre chi decide di farsi il logo da solo
Ecco i 5 errori da evitare quando si decide di farsi il logo da soli
- Pensare che sia solo un “disegnino” e che lo possa realizzare chiunque sia bravo a disegnare
- Non tenere conto del cliente target
- Farsi guidare dal gusto personale
- Usare solo le proprie iniziali
- Scegliere un carattere eccessivamente “creativo” o di moda
Vediamoli nel dettaglio
1. Pensare che sia solo un “disegnino” e che lo possa realizzare chiunque sia bravo a disegnare
Il risultato visivo finale del processo di creazione di un logo è solo la “punta dell’iceberg” del processo che porta al suo sviluppo. Il logo non è un semplice “disegnino” che può essere realizzato dal “cuggino” di turno che è bravo a disegnare; si tratta di un elemento fondamentale per la comunicazione, è il cuore di tutto, quello che deve colpire subito e attirare l’attenzione, e che ci accompagnerà durante la nostra vita come professionisti e imprenditori, sarà il nostro segno riconoscitivo e tendenzialmente dovrebbe rimanere il più possibile lo stesso nel tempo.
Si può pensare vedendo diversi loghi che questo processo in realtà sia molto semplice e si tratti solo di disegnare un simbolo, affiancargli un testo e il logo è fatto. Dietro al design di un logo invece ci sono molti elementi da valutare, e spesso il fatto che sembri una cosa semplicissima è in realtà la vera espressione della difficoltà di realizzazione di un logo. Se sembra facile, è il più delle volte anche efficace, perchè si ricorda più facilmente: missione compiuta.
Parlando di caratteristiche meramente tecniche, innanzitutto il logo deve essere leggibile, sempre, anche in piccole dimensioni. Deve contenere tutto il testo necessario, compreso un eventuale payoff, e deve essere tranquillamente usabile anche in bianco e nero, senza che si perdano degli elementi o che i colori diventino un unico grigio facendo perdere il dettaglio. Deve inoltre essere diverso dai loghi dei nostri competitor, e possibilmente non “scopiazzato” da altri. Insomma, si tratta di un lavoro che richiede tempo, creatività, tecnica e magari anche delle doti di disegno, che non sono però l’unico fattore.
Il rischio di farsi il logo da soli è di non tenere conto di questi aspetti tecnici e doverci rimettere mano successivamente, rivedendolo o rifacendolo perchè non stato pensato con questi criteri.
2. Non tenere conto del cliente target
Senza una approfondita e definita analisi del cliente target difficilmente riusciremo a creare un logo che parli in modo chiaro ed esplicito proprio a lui, che gli faccia immediatamente pensare “questao professionista/azienda fa per me!”.
Questo vale assolutamente anche per chi si affida ad un professionista, il processo di ideazione di un logo deve sempre partire da un’analisi del cliente target, o anche chi fa il grafico di professione disegnerà un logo bello ma inefficace.
Per fare un esempio: se realizziamo abiti per bambini e il nostro cliente target sono le mamme, quali sono i colori e le forme che le mamme riconoscono come affini a loro? Si risconoscerebbero più fcailmente in un logo sviluppato con colori pastello, curve morbide e giocose, magari anche caratteri infantili.
Sicuramente, le mamme non si riconoscono in un logo scuro, con linee nette e secche, con un carattere austero. Anche se ci fosse scritto “asilo più carino del mondo” non sarebbe in grado di veicolare e comunicare i concetti giusti al cliente target individuato. Lo stesso stile grafico potrebbe invece funzionare benissimo per un altro cliente target, ad esempio potrebbe essere perfetto per una palestra di sport estremi, per un’azienda metallurgica o una fonderia.
3. Farsi guidare dal gusto personale
Se si decide di farsi il logo da soli è facile incappare in questo errore, perchè spesso si pensa al proprio gusto estetico e a mettere sè stessi dentro al logo, coccolando il proprio ego. Tralasciando il ragionamento specifico legato al cliente target come detto sopra, si rischia di creare un marchio che non comunica, non manda messaggi chiari, non ci rende immediatamente riconoscibili. Dobbiamo saper mettere da parte la nostra persona e pensare al nostro cliente, anche se questo va contro a quello che ci piace.
Questo errore viene commesso purtroppo anche alcuni professionisti del settore grafico, che semplicemente eseguono le richieste del cliente senza effettuare una serie di domande adeguate a carpire informazioni e direttive strategiche.
Tornando chi si crea il logo da solo, il problema qui sta nel fatto che i nostri gusti non per forza funzionano se calati nel nostro ambiente lavorativo, non hanno magari attinenza con quello che facciamo, ci piacciono colori che non sono riconosciuti in modo chiaro in un determinato settore di business.
Per fare un esempio di un progetto che abbiamo seguito recentemente: il titolare dell’azienda per cui abbiamo realizzato un logo detestava l’arancione, tuttavia la sua attività richiedeva proprio l’arancione come colore perchè immediatamente riconoscibile e riconducibile alla sua tematica; il cliente avrebbe scelto tutt’altri colori, ma così facendo si sarebbe allontanato dal comunicare subito il suo messaggio. Trattandosi di una startup che organizza eventi sui tram di Milano, capite subito perchè l’arancione (colore usato dalla stessa Azienda Trasporti milanese) fosse la scelta giusta.
Oppure, se lavoro in ambito medicale, non posso usare colori come il rosso o il viola perchè a me piacciono un sacco, rischio di spaventare i miei potenziali clienti (il rosso ricorda il sangue, argomento delicato nella pratica medica, e il viola è un colore che viene usato nei paramenti religiosi durante la Pasqua e nel teatro si dice porti sfortuna).
4. Usare solo le proprie iniziali
Per quanto per noi siano parlanti e chiare, le sole nostre iniziali al nostro cliente target dicono ben poco. Noi sappiamo che quelle lettere rappresentano i cognomi dei due/tre soci, ma chi non ci conosce direttamente non può immaginare di cosa ci occupiamo, quale sia la tematica trattata dalla nostra azienda. Inoltre, usare solo delle lettere può dare luogo ad interpretazioni. Si tratta di un acronimo? Cosa vorrà dire? Sono le iniziali di persone, o sono le iniziali di termini tecnici?
Anche grandi brand di moda in alcune occasioni usano solo le iniziali (pensiamo a D&G o a Louis Vuitton) ma hanno comunque una versione del logo con il nome esteso!
Quanto più si complica l’interpretazione di un logo, tanto meno sarà efficace. Anche in questo ambito come nel web l’immediatezza è fondamentale. E per immediatezza non intendo semplicemente scrivere per esteso il nostro nome, perchè comunque si otterrebbe lo stesso effetto “si ma chi siete? Cosa fate?. Se l’uso delle iniziali strategicamente porta valore al nostro business perchè abbiamo un pregresso storico che ci identifica, usiamole, ma valutiamo ad esempio di affincare le iniziali ad un testo che specifica cosa facciamo.
Ad esempio, tra un logo che recita solo “SC” e uno che ha scritto per esteso “SC Impianti Industriali”, quale dei due è più chiaro nel trasmettere di cosa si occupa l’azienda in questione? Se poi il tutto è anche accompagnato da un payoff che da un’ulteriore specifica o una valorizzazione dell’unicità dell’azienda, raggiungiamo la massima efficacia (in questo caso: SC Impianti Industriali – Organizziamo soluzioni efficienti).
5. Scegliere un carattere troppo “creativo” o di moda
Una delle caratteristiche fondamentali che deve avere un logo che funziona, è la leggibilità. Significa che si deve poter leggere almeno il testo del logo in modo chiaro ed inequivocabile a qualsiasi dimensione, grande e piccolo. In un logo professionale inoltre, se è presente un payoff viene realizzata una versione del logo che lo esclude quando si rimpicciolisce il logo, proprio perchè il carattere del payoff è spesso più piccolo e risulta illeggibile.
Inoltre, spesso diventano di moda alcuni caratteri che poi troviamo ovunque. Due su tutti: lo Scriptina e il Lobster, che compaiono come funghi e che sono magari diversi dal solito e creativi, ma hanno delle difficoltà oggettive di lettura. Per capirci, qui sotto potete vedere i due caratteri citati con scritta la parola “Hummus”.
Indipendentemente dalle dimensioni in cui vienee usato, il carattere del testo nel nostro logo deve tassativamente essere chiaro e inequivocabile. Non devo strizzare gli occhi per cercare di capire se quella lettera è una C o una G, o se è una I (i) maiuscola o una l minuscola. Un logo difficile da leggere ed interpretare non è creativo, è solo faticoso da leggere.
Attenzione quindi nella scelta del carattere quando ci si fa il logo da soli, non solo perchè potrebbe non comunicare efficacemente per il nostro cliente target (immaginate uno studio di commercialisti con uno di questi due caratteri nel logo, che impressione farebbe?), ma potrebbe amche creare problemi di leggibilità, e, se scegliamo un carattere di moda, diventare presto sovra-utilizzato e “stufare”.
Il logo è uno dei primi elementi elementi attuabili a supporto della partenza della tua attività, adesso sai come evitare degli errori che potrebbero costarti caro!
Michela Fauda
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